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martedì 5 giugno 2012

La profezia di Maya Sansa

Allora no un giorno io stavo camminando facendomi allegramente i cazzi miei. Io non è che sono un tipo di quelli che non bada a quello che pensa la gente, che se ne frega di tutto si. Capito? mi facevo allegramente i cazzi miei una buona volta, dico, una buona volta nella vita che riesco a farmi i cazzi miei per strada in mezzo alla gente no, ecco che arriva Maya Sansa.
Maya Sansa io mi son sempre chiesto come mai fosse venuta in Italia a fare l'attrice, poi ho scoperto che è italiana. C'ha un sorriso da pazza secondo me, alcuni direbbero che è bello, io dico che una volta in qualche meeting di scuole medie che penso avrete presente quei meeting di sport e salute e stiamo tutti insieme e volemose bene che ti fanno fare alle scuole medie con altre scuole medie. Ecco una volta del genere, ma forse era agli scout eh, adesso non ricordo bene, beh ecco una volta del genere ho visto una matta, una bambina matta, che se ne stava tutta storta, era disabile poveretta, io dico matta, ma non saprei, stava male insomma. Io ho sempre provato grande pena per i bambini molto disabili e mi dicevo quanta sofferenza, quanto patimento, che senso ha la vita e avevo sei anni o anche di più, ma sempre le domande erano le stesse. Beh ecco questa qui aveva lo stesso sorriso di Maya Sansa, ma non è che sorrideva: era una smorfia di dolore. Maya Sansa invece sorride perché le dicono "cis" e scattano le foto al lido di venezia alla presentazione di film tipo buongiorno notte di marco bellocchio che è un regista strabravo, anche se una volta abbiamo messo su l'enrico iv e ci siamo addormentati tutti dopo cinque minuti. oh, eravamo sbronzi.
comunque dicevo che mi facevo i cazzi miei e niente oh, spunta maya sansa. maya sansa che dice che un giorno arriveranno nuovi dati sulle radio e li leggerai sul ilpost.it e dirai cazzo non pensavo proprio.
Torno a casa e racconto la cosa a mia mamma che fa boh, succederà tipo il ventuno dicembre duemiladodici, ma così, senza un motivo preciso. Poi l'altro ieri babos dice che forse succede il cinque giugno ed è davvero successo il cinque giugno: ho scoperto che secondo questi dati, invero non troppo attendibili, davvero un sacco di gente ascolta la radio. Ma radio tre non se la fila quasi nessuno dio cristo. E del resto se ascolti radio tre fra le righe pensi anche di spararti sui coglioni. Però a radio tre devono sbattersene, a radio tre devono assumere degli arcieri (che, in fondo, è gente della loro generazione), degli arcieri ed equipaggiarli con frecce infuocate, infuocate di un fuoco inestinguibile, frecce infuocate di un fuoco inestinguibile da lanciare contro le antenne delle radio commerciali e delle radio vaticane e marie. Questo è servizio pubblico!

venerdì 18 maggio 2012

Mentre tutto sta finendo io sento di dover togliere.

Non crediate. Vi sto guardando.
Vi fisso, sono appoggiato ad una mensola che non conoscevo, in una stanza alta, in una casa sconosciuta. State tutti ballando, io sono fermo. Ben presto mi rendo conto che in realtà c'è un considerevole gruppo di persone che no, non sta ballando. Solite manie di protagonismo.
Tutto appare così insignificante, eppure non mi sento affatto bene. Ma cosa volevo dire?
Ora ho un ricordo: estate, anni ottanta, fa un gran caldo, di quello afoso. Sono piccolo, almeno più di mia sorella. Uccido un ragno schiacciandolo con la ciabatta, mentre mia sorella guarda inorridita, poi ridiamo insieme. Torniamo a giocare: devo distruggere la sua casa delle bambole.
Da dove è rinvenuto questo frammento? Ma cosa volevo dire? Che vorrei tornare indietro? Sento che tutto se n'è andato, è sparito dalla mia vita. Intorno non vedo esempi da seguire, non vedo modelli. E' solo pieno di coglioni e di sceme qua intorno. Cristo santo, ragazzi, c'abbiamo trent'anni!
Esempi, modelli, esempi, modelli...senza più direzione, come universitari ubriachi, sbandiamo sulle vie di una città che è nostra, ma non c'appartiene. Solitari in compagnia.
"Toh bevi" mi fai. Il tuo viso glabro, sbronzo, ondeggiante. "Come ci siamo ridotti?" chiedo, mi rispondi "Alla grande, capo!"
'Stiamo a posto, stiamo freschi' penso. Io li guardo: credo pensano d'essere immuni. Ma che cazzo c'hanno per la mente? Non si ricordano? Non l'hanno mai provato questo sentirsi inutili, fuori posto? Dimenticati e perduti? Incolpevoli e redenti? Condannati ma salvi? Ma si, ma si che l'hanno provato! L'hanno provato tutti. Ma come hanno fatto ad andare avanti, a passare oltre?
Vedo dei bei culi muoversi a ritmo della musica, in mezzo c'è chi pensa di avere avuto tutto dalla vita, mentre s'agita lo spettro di un ragazzino sullo scivolo della piscina: è una tirata, uno strappo, nulla di più.
I suoni sono ovattati. Strizzo gli occhi per un po' e poi mi ritrovo allo stesso posto. Mi sento in dovere di dire qualcosa a qualcuno, così, per non apparire scortese, antipatico o snob. Per fortuna eccoli là: c'è qualcuno che esce. M'infilo la giacca, mentre penso che non sarei nemmeno in grado di salutare nel modo giusto.
Sento di dover togliere, fare economia di segni, mentre tutto sta finendo, sia l'atmosfera festosa di questa serata, sia il mondo. Si, il mondo sta finendo e io sento di dover togliere, ad ogni passaggio: sottrarre. Restasse una pagina bianca sarebbe significativo? Significativo di cosa? Qui accade di tutto, ma non sembra accadere niente. Dovrò scegliere con cura e pazienza le parole giuste: solo allora sarà un dono vero.
Ti scorgo mentre sto chiudendo la porta dietro di me: danzi con le tue amiche ed è difficile spiegare come la leggiadria che la consapevolezza sembrerebbe portare con sé, si riveli un macigno. Che sia la mancanza di convinzione? Il timore di aver tralasciato un dettaglio non trascurabile? Forse. E resto vulnerabile, impaurito perché i miei impulsi non sono mai stati così lontani da ciò che voglio.

sabato 4 febbraio 2012

Letture

Chi vuole guardare al mondo solo con razionalità, prima o poi sarà vittima dell'irrazionalità - più rapidamente e più vistosamente di quello che desidera soprattutto vivere liberamente. La ragione non è padrona e creatrice della libertà, ma vi prende solo parte. La libertà è determinante; la ragione ne è solo uno strumento e non l'origine. Tutto ciò che è razionale o irrazionale lo è entro certi limiti; la libertà invece, che è il solo attributo divino dell'uomo, trascende ciò che è razionale e irrazionale, Mi rende libero solo quello che trascende da me . trovo me stesso là dove allo stesso tempo mi perdo.
Questo stato della libertà può avere molti nomi. In nessun caso però possiamo chiamarlo razionale. Quando Hegel accomunò Dio e lo spirito assoluto e li subordinò alla razionalità, in fondo voltò le spalle alla libertà. La libertà razionale non è libertà. Ciò che è razionale è sempre limitato, mentre la libertà è illimitata.
Nel nome di Dio, ma senza lo spirito divino: è la caratteristica dell'idea di storia che alla metà del Settecento sostituisce la storiografia redatta in base alla storia cristiana della salvezza. L'interpretazione hegeliana della storia subordina tutto ciò che è "divino" a qualcosa che è controllato dall'uomo. In fin dei conti, senza annunciarlo, sottopone tutto alla sfera d'influenza della politica - lo conferma anche il fatto che cerca una spiegazione per tutto. Anche per quello per cui evidentemente non c'è una spiegazione. Obbedendo al processo di secolarizzazione dell'età moderna non cerca l'infinito divino nascosto dietro la politica, ma al contrario: in ogni occasione possibile tenta di interpretare l'infinito divino (ovvero tutto quello che è non conoscibile dalla mente umana) secondo punti di vista politici. Per esempio, parlando delle tribù germaniche, fa notare: vivevano in comunità, ma queste non costituivano uno status politico, quindi "vivevano ancora fuori dell'ambito della storia del mondo..."1
A partire dalla seconda metà del Settecento e in misura mai vista prima, tutte le questioni culturali e teologiche avevano preso dunque una dimensione sempre più politica, a discapito della libertà. Più precisamente (poiché ciò che è illimitato non può essere trascurato), l'attenzione si era spostata dalla libertà. La fede riposta nell'esclusività delle soluzioni politiche naturalmente ha il suo aspetto latente religioso, teologico (come scriveva Donoso Cortes alla metà dell'Ottocento: al fondo di ogni question politica si nascondono sempre questioni teologiche). Poiché però le questioni teologiche (dunque quelle relative alla libertà divina) venivano trascurate a favore della questione dell'incanalamento e della controllabilità, la fede nella trascendenza diventava sempre più debole.
E' pure vero che nella filosofia della storia di Hegel - come in tutta la cultura occidentale contemporanea  - la parola "Dio" è almeno tanto ricorrente che "razionalità". Il concetto di Dio è però il sipario, dietro il quale vengono ammucchiate cose che non possono essere affatto definite divine. La caratteristica principale della politica, come si può dedurre dalla filosofia della storia di Hegel, è quella di essere fatta da uomini, con le proprie forza e seconda una presunta razionalità (che gli avversari politici - in base alla loro razionalità - naturalmente giudicano irrazionale) - al prezzo di escludere tutti quei punti di vista che sono incontrollabili, inspiegabili, "irrazionali". Dall'epoca di Hegel in poi la politica non significa solo l'iniziativa umana onnipresente, bensì l'esclusione, la divisione, lo spezzettamento, ovvero in generale la rimozione: Con le parole di Carl Schmitt:
La borghesia liberale vuole un Dio, che però non deve poter divenire attivo; essa vuole un monarca, che però deve essere privo di potere, essa pretende libertà e uguaglianza, e tuttavia anche la limitazione del diritto di voto alle classi possidenti, per assicurare all'istruzione e alla ricchezza la necessaria influenza sulla legislazione, come se istruzione e ricchezza desserero il diritto di opprimere gli uomini poveri e non istruiti; essa elimina l'aristocrazia del sangue e della famiglia e lascia però sussistere l'impudente signoria dell'aristocrazia del denaro, che è la forma più ordinaria e stupida di aristocrazia; essa non vuole né la sovranità del re né quella del popolo. Che cosa vuole essa dunque?2
note:
1- G.W.F. Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia, Volume Quarto, p.34
2-C.Schmitt, Teologia politica, in ID., Le categorie del politico, p.80

Questo era un breve estratto dal libro di Laszlo F. Foldenyi, un intellettuale ungherese, intitolato "Dostoevkij legge Hegel in Siberia e scoppia a piangere", forse uno dei titoli più belli di sempre (se la gioca con un paio di canzoni di Venditti, dicono). Tanto sappiamo chi se lo legge sto blog: se volete, finiti gli esami, ve lo presto.

mercoledì 25 gennaio 2012

Aggiornamenti vari

C'era questa cosa che forse riapriva lynke-d, giusto per sfruttare tutti i mi piace che ha su feisbuc (ben 829, per dire: La nuova Vicenza ne ha 529!) e in pratica si lasciava perdere tutta una serie di cose che si erano provate a fare e ci si metteva a fare promozione musicale e recensioni cinematografiche (brevi).
Poi c'era quest'altra cosa che alcune righe di Roland Barthes stavano ispirando un mio racconto fin troppo lungo, poi ho visto Shame che più o meno parlava (anche) della stessa cosa, poi c'era un simpatico post di Antonio Pascale su ilPost.it sempre sul porno. Tante coincidenze.
Bene, parliamo di Shame: davvero un bel film, molto valido. L'ho visto all'araceli, un cinema in cui non metterò più piede per molto tempo, davvero una delle peggiori proiezioni cui abbia mai assistito.
Di questo film parlerò più dettagliatamente nel numero 10 de La Lotta Armata Al Bar (che dovrebbe uscire a marzo), qui vi posto solo la recensione breve che avevo scritto per lynked.




Shame (****-)
Un film di Steve McQueen. Con Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale. Drammatico, colore, 99 min. Gran Bretagna 2011.


Un eccellente Michael Fassbender (A Dangerous Method, X-Men – L'inizio) interpreta Brandon, uomo d'affari newyorchese che passa il tempo, fra una conquista e l'altra, consumando quantità industriali di pornografia. Qualcosa però cambia quando gli piomba in casa la sorella, un ipersensibile Carey Mulligana (Drive). Nel suo secondo lungometraggio Steve McQueen approda negli Stati Uniti, il regno dell'immagine: in una New York fredda, de-saturata e artificiale il protagonista si muove alla disperata ricerca dell'orgasmo, ricercando il sesso in tutti i modi possibili, percorrendo la strada che porta alla vergogna (Shame, appunto) e allontanando da sé ogni sentimento. Eppure, nella frenesia del consumismo, qui al suo ultimo stadio, quello che cancella le emozioni, una lacrima trova ancora il modo di rigare il viso: lo scontro con la sorella (la sua famiglia) diventa l'àncora di salvezza dalla disaffezione. E' una rappresentazione dell'occidente impietosa, tanto amara quanto reale; un film che approfondendo il lato più oscuro della società dimostra la sua enorme ed importante valenza politica.



Altre notizie:
-dovrebbe partire a breve una piccola rassegna cinematografica al cinema odeon curata da me e promossa da Stefano Poggi, se non vi saranno colpi di scena il programma dovrebbe essere il seguente: Pulp fiction, Tre colori: film blu, Natural born killers, Leon, Festen, L'esercito delle 12 scimmie, Rosetta, Strade perdute. Come forse avrete evinto si tratterà di un viaggio nel cinema d'autore degli anni '90, una scelta volta a combinare l'interesse del pubblico con l'interesse cinefilo più specifico, in modo non dico da riempire la sala, ma da non essere nemmeno quattro stronzi con la puzza sotto al naso. Comunque il programma non è ufficiale, quindi se avete consigli, suggerimenti o appunti da fare commentate pure
-infine, la rubrica che LLAAB ha dedicato al cinema nell'ultimo numero, "Fotogramma chiave", verrà riproposta da qui in avanti, sempre a cura del sottoscritto, e si occuperà di volta in volta di un film di recente uscita e di un film invece più in là con gli anni (fatemi sapere se avete preferenze, visto che non ho ancora deciso di cosa parlerò potrei venire incontro alla vostra volontà, perché no?)

martedì 17 gennaio 2012

Fammi sapere come va l'esame

Va bene mamma.

sms#1 "30 e lode!"
sms di risposta "Veri god"

mercoledì 11 gennaio 2012

Frullato

Addormentatomi fin troppo lentamente, come al solito, mi risveglio verso mezzogiorno e mezzo. "E' abbastanza presto" mi dico con soddisfazione e mi ributto a dormire.
Quando mi risveglio potrebbero essere passati cinque minuti come due ore: per fortuna è l'una e un quarto. Mi alzo, mi vesto, piscio, mi sciacquo il viso e vado a fare colazione. Una tazzina di latte e tutti i pan di stelle rimasti (quattro, che tristezza...) più un bicchiere di succo d'ananas.
Come al solito, a questo punto della giornata, decido che di tempo per studiare ce n'è per cui posso anche andare al computer a nonfareunasega.
Risulterà evidente anche a voi che, con una colazione del genere, sia necessario rimpinzarsi prima di affrontare un qualsivoglia libro per un qualsivoglia esame di un qualsivoglia corso universitario. Anche se questo corso universitario si chiama DAMS e questo libro si chiama Storia sociale della fotografia ed è pieno di foto.
Ma torniamo al punto: la merenda.
Folgorato nella notte, in quei lunghi istanti in cui pago il mio quotidiano fancazzeggio mentre vorrei dormire ma devo sforzarmi per tenere gli occhi chiusi, avevo deciso di farmi un frullato (che nella mia immaginazione era un po' diverso e per di più avevo contemplato l'idea di renderlo fortemente alcolico, ma non importa).
La ricetta: una mela (grande), un arancio (piccolo), mezzo bicchiere di succo d'ananas, ghiaccio a volontà.
In pratica mi metto a fare cocktail analcolici estivi l'undici gennaio, ma è un po' tutta la vita che sbaglio i tempi.
Comunque la procedura è questa: prendete il frullatore e provate a vedere se funziona, o almeno a casa mia conviene fare così visto che ci si mette sempre un dieci-quindici minuti a capire come mai non parte. Dopodiché si sbuccia l'arancio e lo si mette dentro, si taglia la mela e la si pela (operazione difficile e oltremodo fastidiosa, in generale non fatelo! anche perché la buccia è buona ed è piena di sostanze nutritive), si aggiunge il succo d'ananas e poi i cubetti di ghiaccio; chiudete bene il frullatore e azionatelo per un buon lasso di tempo: la mela è tanta, il ghiaccio è duro: si necessita di un po' di tempo per frullarli bene, ma non preoccupatevi perché anche se restano pezzettoni di mela non è affatto male, anzi! mentre il ghiaccio si scioglie un po' alla volta e di sicuro non rovina troppo il risultato anche se il cubetto è diminuito di poco.
Verrà fuori una brodaglia densa e arancione dove la purea di mela avrà la meglio. Il sapore, grazie all'ananas, avrà un che di esotico: vi consiglio di guarnire il bicchiere (rigorosamente da cocktail) con una cannuccia e un ombrellino mignon, non so come si chiamano di preciso ma ci siamo capiti sicuramente.
I dettagli: ho usato il succo d'ananas optimum della yoga che c'ha il 70% di ananas, penso che con un 100% venga anche meglio, poi della optimum yoga consiglio quello alla pesca: se siete degli  appassionati di questo succo sul serio non potete farvelo mancare perché con il 70% di pesca è assolutamente un must, buonissimo!; inoltre sono convinto che con una mela più piccola (per la cronaca: ne ho usata una verde-rossastra biologica, penso che vadano bene tutte eh, a seconda dei vostri gusti) e un'arancia più grossa sarebbe riuscito meglio.
Io l'avevo immaginato con la banana, ma verrebbe ancora più densa. Con la carota? Non so, a me non piace mischiare frutta e verdura, no lo dico perché c'è gente che si fa le insalate con l'arancia o il mandarino o cose così, ma io non sono proprio fra quelli. Poi, passi il succo di carota, ma frullata non si amalgama per niente per via della consistenza troppo croccante rispetto a quella della frutta.
Poi, ovviamente, sarebbe meglio usare frutta di stagione a)perché è più buona b)perché è più salutare, io però adesso non sono uno che se ne intende di cosa è di stagione e cosa no, per cui vedete un po' voi.
Il risultato tutto sommato è stato discreto, magari con qualche fighettata tipo foglioline di menta viene una sburrata assurda, non saprei. Poi può tornare utile per fare cocktail esotici alla vostra festicciola privata, e mi raccomando il GHB ragazzi, davvero f-o-n-d-a-m-e-n-t-a-l-e in occasioni speciali.
Infine sulle proprietà nutritive: il mio frullato passa su tutta la linea, tutte le vitamine necessarie e le fibre e le cose che ci servono e in più un fracco di buoni zuccheri che ci danno la carica per studiare e affrontare la nostra sessione di esami.

martedì 3 gennaio 2012

Il teatro morto della Morte

Che cos'è che sta per annullarsi con questa foto che ingiallisce, scolorisce, si cancella e che un giorno sarà gettata nella spazzatura, se non da me - troppo superstizioso per far questo - per lo meno alla mia morte? Non solo la "vita" (questo è stato vivo, ha posato vivo davanti all'obbiettivo), ma anche, a volte, come dire? l'amore. Davanti all'unica foto in cui mio padre e mia madre sono ritratti insieme, di loro che so che s'amavano, io penso: ciò che sta per scomparire per sempre è l'amore come tesoro; infatti quando io non ci sarò più, nessuno potrà più darne testimonianza: non resterà altro che l'indifferente Natura. Abbiamo qui un dolore talmente straziante, talmente intollerabile, che, solo contro il suo secolo, Michelet concepì la Storia come un'Attestazione d'amore: perpetuare, non solo la vita, ma anche ciò che, nella sua terminologia, oggi fuori moda, egli chiamava il Bene, la Giustizia, l'Unità, ecc.
da La camera chiara di Roland Barthes, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino 2003.