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venerdì 18 maggio 2012

Mentre tutto sta finendo io sento di dover togliere.

Non crediate. Vi sto guardando.
Vi fisso, sono appoggiato ad una mensola che non conoscevo, in una stanza alta, in una casa sconosciuta. State tutti ballando, io sono fermo. Ben presto mi rendo conto che in realtà c'è un considerevole gruppo di persone che no, non sta ballando. Solite manie di protagonismo.
Tutto appare così insignificante, eppure non mi sento affatto bene. Ma cosa volevo dire?
Ora ho un ricordo: estate, anni ottanta, fa un gran caldo, di quello afoso. Sono piccolo, almeno più di mia sorella. Uccido un ragno schiacciandolo con la ciabatta, mentre mia sorella guarda inorridita, poi ridiamo insieme. Torniamo a giocare: devo distruggere la sua casa delle bambole.
Da dove è rinvenuto questo frammento? Ma cosa volevo dire? Che vorrei tornare indietro? Sento che tutto se n'è andato, è sparito dalla mia vita. Intorno non vedo esempi da seguire, non vedo modelli. E' solo pieno di coglioni e di sceme qua intorno. Cristo santo, ragazzi, c'abbiamo trent'anni!
Esempi, modelli, esempi, modelli...senza più direzione, come universitari ubriachi, sbandiamo sulle vie di una città che è nostra, ma non c'appartiene. Solitari in compagnia.
"Toh bevi" mi fai. Il tuo viso glabro, sbronzo, ondeggiante. "Come ci siamo ridotti?" chiedo, mi rispondi "Alla grande, capo!"
'Stiamo a posto, stiamo freschi' penso. Io li guardo: credo pensano d'essere immuni. Ma che cazzo c'hanno per la mente? Non si ricordano? Non l'hanno mai provato questo sentirsi inutili, fuori posto? Dimenticati e perduti? Incolpevoli e redenti? Condannati ma salvi? Ma si, ma si che l'hanno provato! L'hanno provato tutti. Ma come hanno fatto ad andare avanti, a passare oltre?
Vedo dei bei culi muoversi a ritmo della musica, in mezzo c'è chi pensa di avere avuto tutto dalla vita, mentre s'agita lo spettro di un ragazzino sullo scivolo della piscina: è una tirata, uno strappo, nulla di più.
I suoni sono ovattati. Strizzo gli occhi per un po' e poi mi ritrovo allo stesso posto. Mi sento in dovere di dire qualcosa a qualcuno, così, per non apparire scortese, antipatico o snob. Per fortuna eccoli là: c'è qualcuno che esce. M'infilo la giacca, mentre penso che non sarei nemmeno in grado di salutare nel modo giusto.
Sento di dover togliere, fare economia di segni, mentre tutto sta finendo, sia l'atmosfera festosa di questa serata, sia il mondo. Si, il mondo sta finendo e io sento di dover togliere, ad ogni passaggio: sottrarre. Restasse una pagina bianca sarebbe significativo? Significativo di cosa? Qui accade di tutto, ma non sembra accadere niente. Dovrò scegliere con cura e pazienza le parole giuste: solo allora sarà un dono vero.
Ti scorgo mentre sto chiudendo la porta dietro di me: danzi con le tue amiche ed è difficile spiegare come la leggiadria che la consapevolezza sembrerebbe portare con sé, si riveli un macigno. Che sia la mancanza di convinzione? Il timore di aver tralasciato un dettaglio non trascurabile? Forse. E resto vulnerabile, impaurito perché i miei impulsi non sono mai stati così lontani da ciò che voglio.