La peggior settimana della mia vita (*----)
Di Alessandro Genovesi (ITA 2011)

Il primo film di
Alessandro Genovesi, già sceneggiatore per Salvatores (
Happy
family, 2010), è tratto dalla sit-com britannica
The Worst
Week of My Life, da cui prende
anche il titolo . Se nel lavoro precedente vi si poteva
riscontrare un citazionismo, anche a livello registico, fin troppo
ostentato verso un immaginario tipicamente
à la Wes Anderson
con evidenti rimandi a
I Tenembaum, questa
volta incorriamo in qualcosa di sospeso tra il remake e il plagio di
Ti presento i miei. Infatti
il film parla di Paolo, quarantenne imbranato e bugiardo cronico, e
del suo matrimonio incombente con Margherita, la cui famiglia gli è
ostile. Il film si sviluppa lungo lo schema tipico della commedia
romantica, tra i classici tira e molla e il tutto che sembra
inevitabilmente precipitare in vista del finale. Non mancano nemmeno
le caratteristiche più moderne di diretta derivazione hollywoodiana
come la presenza del combina-guai/cattivo-consigliere, amico di lui,
impersonato stavolta dal napoletanissimo Siani che, dopo Benvenuti al
Sud, si riconferma affidabilissimo detonatore di comicità, ma sia
ben chiaro: Troisi era di un altro livello, semmai siamo dalle parti
del nuovo Lello Arena. Allo stesso modo non siamo dalle parti della
commedia all'italiana, genere a sé stante capace, tra una risata e
qualche lacrimuccia, di riflettere sul contemporaneo. Questo a
Genovesi e a De Luigi (qui anche nella veste di sceneggiatore) non
interessa, si punta dritto alla risata e il bersaglio in buona parte
si centra: qualche buona gag alternata ad altre, scontate o del tutto
scotte, che si salvano solo grazie all'abilità del cast maschile,
del quale segnaliamo anche Antonio Catania, nei panni del futuro
suocero stile De Niro. Viceversa, quando non è il cattivo gusto a
farlo, è parte del cast femminile a impedire che la comicità
esploda: sottotono Monica Guerritore, madre di Margherita, ancor
peggio la tanto pettoruta quanto incapace Chiara Fancini, svitata
ammiratrice di Paolo mentre la Capotondi, (non) protagonista
femminile nei panni appunto di Margherita, si limita al compitino
richiestole
La
commedia, è bene ripeterlo, funziona: si ride, anche di gusto, e non
ci sarebbe in fondo di che lamentarsi, specie guardando al derelitto
panorama del cinema nostrano. Il problema nasce raffrontandola col
precedente lavoro: un anno fa si poteva vedere in Genovesi un'ancora
di salvezza per la commedia italica: elementi originali e piuttosto
innovativi per le acque ferme del nostro cinema, una capacità di
gestire più registri con disinvoltura, una discreta riuscita sia
nell'affrontare con leggerezza temi delicati, sia nel porre uno
sguardo affatto superficiale sul contemporaneo senza scadere in
banalità o scontate affermazioni partigiane: tutto ciò lo poneva
ben al di sopra di Brizzi e di altri registi e sceneggiatori che
negli ultima anni hanno avuto a che fare con la commedia qui in
Italia. Oggi assistiamo ad un appiattimento inaspettato e deludente,
fin troppo vicino alle gag televisive di De Luigi. Si tratta dunque
di un film che può dirsi, nel suo piccolo, compiuto, ma che
rappresenta, si spera, un passo falso nella carriera di un giovane
autore che può e deve dare di più al nostro cinema.
Legenda:
(-----) : schifezza immonda
(*----): inutile
(**---): si può vedere
(***--): da vedere
(****-): assolutamente da vedere
(*****): capolavoro
2 commenti:
aleschio...hai proprio buttato via i schei stavolta. Ci hai abituato a ben altro si dice in questi casi...
al manco iera 3 euri. dovevo andare per forza, ti giuro. me lo sarei evitato. tutti in coro "kinemax vaffangulo!"
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